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Muovendomi fra l’Asia e l’Europa in treno […] il ritmo delle mie giornate è completamente cambiato, le distanze hanno ripreso il loro valore e ho ritrovato nel viaggiare il vecchio gusto di scoperta e di avventura.” (Tiziano Terzani, Un indovino mi disse)

 

È necessario armarsi dello spirito – e del tempo – che aveva Tiziano Terzani nel suo anno di pellegrinaggio intorno al mondo senza aerei per affrontare un viaggio straordinario come quello della Transmongolica, ma questa esperienza dal gusto un po’ rétro ripagherà la fatica. Non solo per la possibilità di toccare con mano la maestosità di paesaggi che altrimenti rimarrebbero solo dei piccoli punti indefiniti e irraggiungibili visti dal finestrino di un aereo, ma anche perché un viaggio in treno è l’opportunità più sincera per entrare in contatto con altre culture e conoscere da vicino usanze e caratteristiche di altri popoli.

 

Transmongolica, stazione. Foto di Jacopo Viganò

 

Da sempre oggetto e sfondo di storie e racconti, la Transiberiana e la Transmongolica sono due vecchie tratte ferroviarie che percorrono i territori della Russia e dell’Asia. La prima da Mosca a Vladivostok, la seconda da Mosca a Pechino. E proprio quest’ultima, al contrario della sua più popolare sorella maggiore, è forse ancora oggi poco battuta, eppure disseminata di luoghi colmi di fascino e storia.
Sebbene tra i viaggiatori sia più comune affrontarla in estate, quando il tempo è mite e permette di gestire gli spostamenti con più facilità, l’inverno e la neve le conferiscono quel pizzico di magia da non trascurare.

 

Transmongolica, monumento Gengis Kahn. Foto di Jacopo Viganò

 

Si parte dalla Russia, più precisamente da Mosca, dove il treno inizia il suo cammino di migliaia di chilometri verso est, toccando tappe come Ekaterinburg, luogo dove nel 1918 venne fucilato lo zar Nicola II. La magia della Transmongolica inizia proprio a pochi chilometri di distanza dalla città, nel punto in cui, letteralmente, Europa e Asia si toccano: un obelisco segna il punto di confine tra i due continenti.

 

Transmongolica, Ulan Bator. Foto di Jacopo Viganò

 

Con l’ingresso in Siberia, cuore gelido dello stato sovietico, si spalancano gli spettacolari panorami naturali della steppa e del lago Baikal, il bacino d’acqua dolce più grande del pianeta, che d’inverno, ghiacciando, offre la possibilità di attraversarlo a cavallo o su slitte trainate da cani.
Una nota mistica è l’isola di Olkhon immersa nelle sue acque, che si racconta essere uno dei più importanti centri di energia sciamanica dell’Asia. Credendoci o meno, tante sono le curiose superstizioni che si incontrano lungo i binari della Transmongolica, come quella che chiede la notte di capodanno, poco prima della mezzanotte, di scrivere su un pezzetto di carta un desiderio, bruciarlo, spargerne la cenere in un bicchiere di champagne e berlo, per far sì che si avveri.
Molte storie come questa vengono raccontate dalle persone che si incontrano in questa regione, nelle città di Irkutsk, con le sue case di legno, o Ulan Udecapitale dei Buriati, vera e propria minoranza etnica che porta con sé la vicinanza con la Mongolia.
Al riparo delle yurte, abitazioni tipiche della zona, è possibile imparare le antiche tradizioni e la storia di un popolo ancora oggi attaccato alle sue radici buddiste e curiosamente devoto al ricordo degli zar.

 

Transmongolica, yurta. Foto di Jacopo Viganò

 

La maestosità della ferrovia si riflette anche nell’ingresso in Mongolia, culla dell’impero di Gengis Kahn, reminiscenza storica presente in ogni angolo della regione, in continua lotta con la corsa alla modernità della sua caotica capitale, Ulan Bator. È proprio Ulan Bator a segnalare l’inevitabile avvicinarsi della Cina e di Pechino e a sottolineare il contrasto tra la Mongolia delle terre incontaminate del deserto del Gobi e del Gorkhi-Terelj National Park e la Mongolia della civilizzazione massiccia dei centri abitati, eredità (non sempre gradita) del popolo cinese.
Moderna all’esasperazione ma ricca di storia, la casella d’arrivo è Beijing, che offre innumerevoli siti da visitare, dalla Città proibita al Palazzo d’Estate, fino alla monumentale Grande Muraglia.
Migliaia di chilometri di tradizioni e gli insegnamenti di tante culture differenti sono l’impagabile eredità lasciata a chiunque decida di salire sul treno della Transmongolica, assieme al pensiero che, al termine del viaggio, aveva ragione Terzani: “Avessi viaggiato in aereo, non l’avrei mai visto.”

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