È della fine di febbraio la notizia della censura (poi ritirata) da parte di Facebook dell’immagine della Venere di Willendorf, una delle più celebri statuette del Paleolitico raffigurante un morbido corpo femminile di 30mila anni fa, segno di quanto il corpo delle donne continui a essere al centro del dibattito. Spostandoci dai giorni nostri e andando un po’ avanti e indietro nel tempo e in giro per il mondo, è interessante scoprire come, a tale proposito, la figura della donna godesse, presso molte popolazioni dell’antichità, di una considerazione tale da renderla oggetto di culto.

Venus of Willendorf Wellcome
ALL’ORIGINE DELLA VITA
Rinvenuta nel 1908 dall’archeologo Josef Szombathy, in Austria, presso Willendorf in der Wachau, la Venere di Willendorf simboleggia il grande mistero e il potere che il corpo della donna esercitava: custode e donatrice di vita. Questa preziosa statuetta oggi viene custodita nel Museo della Storia Naturale (Naturhistorisches Museum) a Vienna. Oltre ai luoghi mozartiani e ai palazzi asburgici, un giro nella capitale austriaca vale una visita anche a questo antichissimo manufatto. Gli attributi sessuali pronunciati di questa e delle altre statuette simili sottolineano la venerazione per colei che era considerata la Creatrice cosmica. La donna era dunque la Dea Madre, una divinità generatrice di vita universale. Da qui la nascita di una cosmologia femminile in estese aree geografiche, anche distanti, in cui sono stati rinvenuti i simboli di tale culto: dal Mediterraneo di Malta all’Oriente dell’India.

Matrimonio indiano. Foto di Dadeval
IN INDIA L’ENERGIA È FEMMINA
È proprio in India che il principio dell’energia divina è femmina. Si tratta dello Skakti induista, l’alter ego femmina di Shiva da cui trae la sua energia. Le manifestazioni divine di questa polarità femminile compongono un pantheon variegato. C’è Kali, la dea dalle molteplici braccia che rappresenta la forza aggressiva e prorompente. Qui l’iconografia è tra le più cruente: con capelli scompigliati, collana di teschi e lingua sanguinante, Kali è simbolo di un forte potere seduttivo e di una grande carica erotica in grado di far apparire Shiva una preda ai suoi piedi. La sua sessualità pronunciata rappresenta il cambiamento e la forza femminile. All’opposto, Parvati simboleggia la pacatezza e la dolcezza. Si tratta della reincarnazione di Sati, la prima moglie di Shiva. Figlia della montagna, questa moglie-dea raffigura l’ascesi spirituale. La dea delle arti e della conoscenza è Sarasvati. È la sete di sapere, ma anche l’eloquenza. Viene raffigurata accanto a dei corsi d’acqua, simbolo di guarigione e pulizia.
Queste mille sfaccettature dello spirito femminile, probabilmente appaiono più opache nella società indiana contemporanea, legata ancora a valori tradizionali. La donna deve sostanzialmente osservare il volere della sua famiglia e qualunque sia la casta di appartenenza la famiglia resta il centro del suo universo. Oggi molte ragazze sono incitate a coltivare i propri talenti e a seguire le proprie inclinazioni. Studiano presso le migliori università al pari dei maschi, ma alla fine dovranno assecondare la volontà dei genitori e adempiere al loro Dharma che le vuole mogli e madri.

Donne africane in cammino. Foto di Jeanvdmeulen
L’AFRICA DI OSHUN
Lasciamo le donne indù per addentarci nell’AFRICA più misteriosa e affascinante devota a Oshun, la dea dell’amore e delle acque dolci. La popolazione Yoruba della Nigeria sud-occidentale e in parte del Benin venera questa divinità donna che, oltre a presiedere l’amore, protegge il fiume Osun e le sue sponde su cui sorge una rigogliosa e sacra foresta, l’Osun-Osogbo, riconosciuta patrimonio dell’umanità dall’UNESCO. Oshun è di fatto una Dea Madre: guarisce dai mali, è benevola e insegna agli Yoruba i segreti dell’agricoltura, mezzo fondamentale di sostentamento e prosperità.
Numerosi studi attestano come la donna in Africa sia sempre stata un perno della vita economica, ricoprendo un ruolo chiave nella società, una centralità affievolita in seguito dal colonialismo. Oggi la condizione femminile delle donne africane cambia da Paese a Paese, tra gli esempi più positivi troviamo l’Algeria dove l’uguaglianza sociale di genere è garantita costituzionalmente, le Seychelles in cui prevale il matriarcato e la donna ha gli stessi diritti giuridici, politici, economici degli uomini, e il Ciad, che vede le sue donne al centro di un un’economia prevalentemente rurale.

Manifestazione delle donne di Pietrogrado nel 1917
L’8 MARZO
Infine, il nostro Occidente è il contesto certamente in cui la donna è più emancipata, proprio qui infatti va collocata l’origine della festa dell’8 marzo. Un falso storico vuole l’origine di questa ricorrenza in memoria di un rogo avvenuta in una fabbrica newyorkese in cui persero la vita centinaia di operaie. In realtà, fu il partito socialista americano nel 1909 a organizzare una grande manifestazione per chiedere il diritto di voto alle donne. La data dell’8 marzo, invece, fa riferimento alla protesta contro la guerra delle donne di San Pietroburgo nel 1917.
L’8 marzo resta una data simbolo: in questo giorno sono diverse le manifestazioni, i dibattiti, gli spunti di riflessione per capire a che punto sono i diritti femminili. Nonostante le conquiste, c’è ancora tanta strada da fare. Il divario di genere è ancora profondo, come sottolinea ad esempio il divario salariale che risulta globalmente peggiorato nel 2017 (rapporto del World Economic Forum). E in quest’ottica, l’8 marzo è l’urgenza di fare sempre un passo in avanti.

Gam – Galleria di Arte Moderna di Torino. Sala Conferenze
In Italia, l’arte omaggia l’universo femminile con ingressi gratuiti presso musei, mostre e appuntamenti a tema. Così ad esempio la Fondazione Torino Musei propone l’ingresso gratuito per tutte le donne con visite guidate: alla GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, le opere esposte saranno presentate in una chiave tutta al femminile. A Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica è previsto un itinerario nell’ambito della mostra Perfumum. I profumi della storia, invece il MAO – Museo d’Arte Orientale – ha organizzato un percorso tra le sue opere per mostrare alcuni significati del femminile nell’arte orientale.
In apertura foto di Egfriday.