Contate fino a tre: non vi occorrerà un secondo di più per decidere di programmare una gita a Caprera. E sono anche tre – ma questa volta solo se indichiamo le principali – le ragioni che dovrebbero portarvi sull’isola: storia, natura e vento. Procediamo con ordine. La storia ha segnato le sorti di questo angolo incantato del Mediterraneo: dal 1856 al 1882 Caprera accolse infatti sulle sue sponde Garibaldi, che qui vi trovò rifugio e sempre scelse di tornare, ammaliato dalla sua natura travolgente. Siamo abituati a vederlo raffigurato con la spada o il tricolore saldo in una mano, ma non dovremmo stupirci qualora qualcuno decidesse di rendergli omaggio mostrandolo con una zappa. Sì perché se fra i grandi amori dell’eroe dei due mondi ci furono la libertà e la patria, non meno forti furono quello per la natura e l’agricoltura, ragioni che lo condussero a Caprera. Qui Garibaldi non solo costruì la sua casa, ma fece dell’isola stessa la sua dimora: grazie ad alcuni lasciti del fratello acquistò metà dell’isola, mentre l’altra metà gli fu successivamente donata. Ogni giorno Garibaldi si occupava della cura dell’orto e del giardino dove piantò anche il grande pino centrale in occasione della nascita della figlia Clelia. Gli fanno compagnia ginepri, frassini e carrubi e la tipica macchia mediterranea. Sono tanti i turisti che scelgono di raggiungere l’isola per scoprire il Compendio Garibaldino: aperto tutti i giorni tranne il lunedì, offre la possibilità di visitare gli ambienti in cui il condottiero visse e di vederne la tomba.

Il secondo elemento che rende Caprera una meta imprescindibile è la bellezza incontaminata dell’Arcipelago che la accoglie. Formato da una sessantina fra isole e isolotti ha fra le maggiori Santa Maria, Budelli, Razzoli, Spargi, Santo Stefano e La Maddalena, quest’ultima collegata attraverso un ponte a Caprera. Sull’isola sono tante le spiagge in cui trascorrere un perfetto pomeriggio di sole: partite da sud, raggiungete la Punta Rossa e godetevi lo splendore di Cala Andreani. Tendenzialmente meno affollata della più nota e vicina spiaggia del Relitto, può però competere in bellezza. Lasciate che la sabbia bianca vi passi fra le dita dei piedi ed entrate in mare per un bagno fra meravigliosi scogli di granito rosa. Iniziando a risalire verso nord non perdete la possibilità di lasciare che il vostro sguardo sia circondato dallo smeraldo dell’acqua ovunque vi giriate: la spiaggia dei Due Mari deve il nome proprio alla sua posizione privilegiata, stretta in una lingua di terra che vi permetterà di essere totalmente immersi nelle sfumature delle acque terse del mare di Sardegna. Continuando la risalita raggiungete Cala Brigantina, formata da due piccole cale ai piedi del Monte Telaione, un’altura di 212 metri che domina l’isola. Infine Cala Coticcio, la cui bellezza le è valsa la nomea di Tahiti. La sua morbida arenaria è il posto migliore sul quale stendersi e godersi il dipinto che la natura ha voluto creare qui: incantevoli sculture di roccia rosata accolgono la rigogliosa macchia mediterranea e si lasciano baciare da acque che difficilmente potrete scordare.

E poi c’è il vento. Il senso di libertà che vi regalerà sentirlo fra i capelli è impagabile: provate da una barca vela, sicuramente il modo migliore per raggiungere una delle tante calette che costellano l’isola. Paradiso dei velisti, l’isola è un buon punto di partenza anche per chi desidera iniziare a cimentarsi con questo sport. Fate un salto al Centro Velico Caprera, che proprio l’anno scorso ha compiuto i suoi 50 anni sull’isola. Sono più di centomila gli amanti del mare che l’hanno scelto per innamorarsi della vela e fra tutti ci piace ricordare lo scrittore e giornalista Luca Goldoni, che negli anni Settanta riuscì a racchiudere in poche parole tutto l’incanto dell’isola: «Il fatto è che io ho scoperto la vela a Caprera, dove si va sempre a vela anche quando si scende si mangia si chiacchiera si dorme, perché uno crede che Caprera sia un’isola e invece no, è un grande bastimento ancorato al largo della Sardegna e su questo veliero (…) ci sono soltanto uomini di mare che parlano di mare e di cielo, perché dal cielo si indovina l’umore del mare e viceversa».
