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Conosciuta e apprezzata soprattutto per le spiagge di Bali, mecca dei surfisti di tutto il mondo, l’Indonesia offre nel suo arcipelago meraviglie incontaminate dal turismo di massa. Spaziando dalla giungla profonda di Ubud alla sacralità del complesso di templi induisti di Prambanan, i chilometri indonesiani più affascinanti sono forse quelli del Parco Nazionale di Komodo, situato a est di Giava.

Costituito da tre isole principali – Komodo, da cui prende il nome, Rinca e Pedar – e diversi isolette minori, tutte di origine vulcanica, il parco occupa circa 2.000 dei totali 87.000 chilometri dell’arcipelago delle Piccole Isole della Sonda di cui fa parte.

Creato quasi 38 anni fa, nel marzo del 1980, è la dimora della sua più curiosa attrazione, il drago di Komodo (Varanus komodoensis). Vero padrone di queste isole, nonostante il suo rischio di estinzione, il drago ha alimentato nel corso degli anni, da quando fu scoperto agli inizi del secolo scorso da un ufficiale dell’esercito delle Indie Olandesi, diverse leggende e curiose fantasie, che ne hanno man mano alimentato il fascino.

Coccodrillo di terra, Parco Nazionale di Komodo, Indonesia

 

La sua storia si scopre facendo tappa nell’arcipelago di Komodo e prenotando una visita al Parco Nazionale. Qui si viene accolti dai ranger che gestiscono la riserva e che costituiscono una guida obbligatoria per chiunque decida di avventurarsi alla ricerca del mitico lucertolone.

Come spiegano i guardiani, il buaya darat (coccodrillo di terra), come veniva chiamato in lingua locale, altro non è che un diretto discendente dei dinosauri – motivo del suo aspetto preistorico – carnivoro e discretamente aggressivo. Non a caso, in passato gli indigeni lo soprannominavano “divoratore di uomini”.

Isola di Komodo

I percorsi da fare all’interno del parco sono tre, divisi a seconda della lunghezza e del grado di difficoltà, ma anche il più breve può essere sufficiente per avvistare un esemplare. Sempre scortati dai ranger, si percorrono dunque diversi chilometri all’interno della riserva, ascoltando nozioni più o meno scientifiche sul rettile gigante.

Appartenente alla famiglia dei varanidi è la più grande specie di lucertola vivente, con una lunghezza di circa tre metri e un peso che oscilla tra gli ottanta e i cento chili. Dimensioni che spiegano come possa essere in grado di uccidere con facilità bufali e cervi. E, se necessario, anche un uomo. Questo è uno dei tanti racconti che le guide non disdegnano di menzionare, un po’ per evitare che qualche turista con poco senno decida di intraprendere da solo il percorso, un po’ per continuare ad alimentarne la sua fama sinistra (e redditizia): si racconta che, qualche decina di anni fa, due turisti che decisero di abbandonare il gruppo e trascorrere la notte all’interno del parco non furono mai più ritrovati, probabilmente sbranati dai “buaya darat”. Recenti notizie di cronaca, purtroppo ben più verificate, raccontano di alcuni attacchi agli esseri umani, verificatisi però in rarissime occasioni e spesso per inosservanza delle regole.

 

Coccodrillo di terra, Parco Nazionale di Komodo, Indonesia

Sebbene in effetti siano dei formidabili predatori, dotati di un’incredibile resistenza (possono percorre fino a 10 km al giorno per cacciare), la loro pericolosità non risiede certamente nella velocità di combattimento: muovendosi ad una media di circa 5 Km/h, raggiungono slanci (brevi) pari alla corsa di uomo ben allenato, 15 o 20 km/h. La vera arma risiede invece nel suo morso letale. La saliva del drago di Komodo contiene 50 ceppi di batteri, in grado di avvelenare il sangue della preda e ucciderla in circa 24 ore. Anche se questa dunque riuscisse a scappare, i batteri che avranno ormai contaminato la ferita ne provocheranno la morte.

Un aspetto che, se da un lato riduce la spettacolarizzazione del personaggio, certamente ne prova la pericolosità e l’attenzione necessaria per approcciarsi a lui quando è allo stato brado, sempre sotto la sorveglianza di esperti.

Pink beach, Komodo, Indonesia

Nel caso in cui al termine del tour non sia stato avvistato nessun lucertolone, niente paura. Ad età avanzata – vivono circa fino ai 60 anni – i draghi di Komodo assumono uno stile di vita decisamente più sedentario e non è raro vederli poltrire nei pressi delle casette dei guardiani, all’uscita del Parco.

Eppure il re di queste isole è solo uno dei motivi per cui il Parco Nazionale di Komodo è stato proclamato nel 1991 patrimonio dell’umanità dell’UNESCO: altre meraviglie di questo sito meritano di essere viste almeno una volta nella vita. Le acque di Komodo, Rinca e Pedar, ad esempio, sono il rarissimo habitat di squali balena, mante gigante e pesci luna, offrendo agli appassionati di snorkeling uno spettacolo ineguagliabile. La terraferma invece offre bellezze naturali come la Pink beach, una spiaggia poco distante dall’ingresso della riserva dei draghi che, grazie alla particolare colorazione dei coralli di cui è fatta, si tinge di un rosa pallido davvero suggestivo.

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