Il Centro America è un istmo e un crocicchio. Un posto di passaggio per invasori inquieti. Da decine di migliaia di anni, quando fu ponte per genti d’Eurasia tracimate a ondate dallo stretto di Bering, che in poche generazioni poterono così colonizzare tutto il continente, dai ghiacci di Nunavut, fino ai freddi boschi terrafueghini. I pronipoti, in su e in giù, continuarono ad attraversarlo rimescolando culture e colture in un viavai ininterrotto persino con l’arrivo della nuova marea d’Europa, anch’essa, come la prima, lenta e collosa, come il petrolio naufrago di una petroliera. Nel mio piccolo, mi limito al suo punto più stretto: Panama.

Skyline Panama. Foto di Paolo Brovelli
Panama, città di frontiera, città di passaggio degli ori di Lima e del Cuzco. Della fondazione più antica non rimangono che poche rovine, prodotto di un’incursione del pirata inglese Henry Morgan, nel 1671. È invece ancora in piedi il casco viejo, o città vecchia (ora quartiere di San Felipe), sua rifondazione. Di recente ben restaurato e ormai trendy, è l’affascinante antenato dei candidi grattacieli dallo skyline newyorkeggiante che incorniciano la baia, ritti come i soldati che lo piantonano a ogni angolo.

Le chiuse dello stretto di Panama. Foto di Paolo Brovelli
Ma chi dice Panama dice istmo. Croce e delizia del Paese, per attraversarlo hanno costruito tutto: strada, ferrovia… e il celeberrimo Canale. Navigando tra le chiuse, dall’imbarcadero di Gamboa (a metà) fino al Pacifico, mentre sfioro con la mano una nave da crociera, penso all’impressione che questa meraviglia ingegneristica dovette suscitare alla sua inaugurazione, più di cent’anni fa (1914).

Panama viejo. Foto di Paolo Brovelli
È quasi una nave via l’altra (più di 40 al giorno!) e il nostro battellino, come una pulce d’acqua, si fa strada tra i giganteschi cargo e le petroliere, slalomando insieme alle barche a vela, che magari stanno facendo il giro del mondo… I bacini si riempiono e si svuotano, con milioni di litri d’acqua alla volta che dalla riserva del grande lago Gatún scolano verso il mare sotto gli occhi dei visitatori. E in barba agli ecologisti, nel 2016 è stato inaugurato l’ampliamento, una nuova via parallela in grado di far passare i nuovi tonnellaggi. Navi più larghe e più capienti. Nuovi pedaggi. Noi ci accontentiamo del vecchio. Non capita tutti i giorni di essere protagonisti di un’avventura tra due oceani!

Treno interistmico turistico. Foto di Paolo Brovelli