Al pensiero di spiagge paradisiache e mari smeraldo la mente vaga verso terre lontane. La miglior incarnazione del desiderio prende forma in due continenti, l’Asia e l’Africa, madri delle coste della Thailandia e della selvaggia Tanzania. Due destinazioni che meritano di essere incluse nella “to do” list di quest’anno, grazie anche al loro clima quasi sempre mite e favorevole che permette un’ampia scelta di periodi in cui andare.
La Thailandia, paradiso tra il mare delle Andamane e il Golfo del Siam, con i suoi mari cristallini e le lunghe coste di sabbia bianca è diventata negli ultimi anni la meta prediletta dei turisti in cerca di paradisi low cost. I biglietti aerei a poco prezzo (spesso e volentieri anche di compagnie “big” come Emirates) e gli hotel a 4 stelle al costo, quasi, di un ostello in Europa sono le irresistibili tentazioni che hanno spinto nell’ultimo anno più di 30 milioni (secondo il nostro Ministero degli Esteri) di turisti a prenotare una vacanza tra le isole del Regno di Tailandia. Ko Samui, Koh Phangan, Ko Tao, Phuket e le Phi Phi Islands le più gettonate.

Thailandia. Stone town
Imperdibili e per buona parte ancora selvagge sono invece le isole più a nord, quasi al confine cambogiano, come Ko Chang e Ko Kut, sebbene meno semplici da organizzare, a causa del loro clima che poco si presta a una partenza in ogni stagione. Se infatti il piccolo arcipelago della provincia di Surat Thani, a sud del Paese e protetto dal golfo, risente in maniera minore delle piogge monsoniche, il nord difficilmente è clemente nella stagione di piena (luglio e agosto).
Con buona pace degli amanti dell’avventura, le spiagge della Thailandia offrono ormai ogni genere di comodità, dai piccoli bar ai caotici lettini di Chaweng beach a Koh Samui.
Ma niente paura, per assaporare una Thailandia ante-modernità bastano un motorino e qualche buon suggerimento degli autoctoni, ed ecco comparire, anche tra queste isole ormai a immagine di turista, dei piccoli paradisi tropicali.

Zanzibar
A distanza di quasi 8000 chilometri dalla Thailandia, la Tanzania è un’altra tappa obbligata per chiunque sia alla ricerca di destinazioni esotiche.
Una doverosa premessa non può che includere una visita ai due parchi simbolo del continente africano: il Parco Nazionale del Serengeti, celebre meta di safari tra elefanti, leoni e rinoceronti e il Parco Nazionale del Kilimangiaro, culla della montagna più alta dell’Africa.

Tanzania safari
Se la ricerca però è diretta ai paesaggi marini, il primo pensiero va alle acque cristalline di Zanzibar, arcipelago parte della Repubblica Unita della Tanzania. Erroneamente immaginate come un’unica isola, Zanzibar è in realtà composta da due isole principali, Unguja (la più grande) e Pemba, oltre a una moltitudine di atolli minori. Attrattiva principale del luogo, ça va sans dire, sono le spiagge da cartolina e le acque che custodiscono la splendida barriera corallina.
Vale la pena, però, uno sguardo veloce anche alla sua capitale, Zanzibar city, dove si trova l’antico quartiere di Stone Town, un meraviglioso e variopinto miscuglio di architettura moresca, araba, persiana, indiana ed europea, che definisce perfettamente la cultura swahili. Non a caso la città vecchia, dichiarata 18 anni fa patrimonio dell’Unesco, è un luogo unico al mondo dove eccentricità e multiculturalità sono espresse dai suoi monumenti più celebri: la moschea di Malindi, la cattedrale di San Giuseppe e il Palazzo del Sultano.
Lo spettacolo più straordinario dell’arcipelago resta comunque un regalo della natura. Che sia durante una passeggiata sulla spiaggia o in un’immersione di snorkeling, la possibilità di incontrare animali esotici in libertà è davvero elevata: dalle tartarughe che riposano sul bagnasciuga ai delfini e (con un po’ di fortuna) alle balene che nuotano accanto alle barche in mare aperto.

Tanzania. Foto di Koseb
Piccolo paradiso segreto dell’arcipelago è Mafia Island, conosciuta anche come Chole Samba dove mangrovie e barriera corallina fanno da padrone. Meno conosciuta rispetto a Unguja e Pemba, conserva molto del suo fascino selvaggio e incontaminato grazie al suo Parco Marino di eccezionale bellezza, uno dei pochi posti al mondo in cui è possibile avvistare il simpatico dugongo, enorme (e innocuo) mammifero acquatico. Una curiosità è d’obbligo sull’etimologia del nome dell’arcipelago, che se a noi rimanda ad altri mondi, in questo contesto “mafia” deriva dall’arabo morfiyeh (“gruppo” o “arcipelago”) o dallo Swahili mahali pa afya (“luogo salutare”).
Resta da dire che l’arcipelago di Zanzibar non è il solo mare che la Tanzania ha da offrire. Quasi 800 chilometri di coste spettacolari sono a disposizione di chiunque sia alla ricerca di terre incontaminate e che al ritorno, sappia mettere in conto un po’ di mal d’Africa.

Tanzania