La sua storia si intreccia a quella del Mediterraneo, di cui ne è simbolo, nutrimento e cifra paesaggistica. Stiamo parlando dell’ulivo (Olea europea), le cui origini si perdono nella notte dei tempi, addirittura prima dell’uomo, come testimoniano i ritrovamenti di foglie fossili dall’età milionaria. C’è qualcosa di magico in questa pianta dalla bellezza austera, le curvature antiche, le fronde splendenti, le mille virtù e i molteplici usi. Racchiude in sé longevità, bellezza e abbondanza, tanto da rendersi insostituibile per le civiltà mediterranee, al punto che «là dove finisce l’ulivo finisce il Mediterraneo» (Fernand Braudel).

Mediterraneo: ulivi in Spagna
LE ORIGINI
Lo sviluppo dei popoli del Bacino Mediterraneo sembra quasi coincidere con la pratica dell’olivocoltura, Tucidide nel V secolo a.C. scriveva che «i popoli del Mediterraneo cominciarono a uscire dalla barbarie quando impararono a coltivare l’ulivo e la vite». La sua coltivazione risalirebbe al 6000 a.C. (età del Rame) mentre l’habitat originario si troverebbe fra Siria e Palestina. Da lì fu trapiantato in Grecia dove conobbe una tal fortuna da diventare indispensabile per tutti gli antichi popoli del Mediterraneo.
A Creta ad esempio ci sono straordinarie testimonianze di una popolazione dedita alla coltivazione e alla trasformazione dell’olio con macine e presse, grandi anfore per la conservazione e lampade di alabastro, tutti elementi che testimoniano un’autentica civiltà dell’olio.
Importanti ritrovamenti sono stati effettuati anche a Rodi e Cipro. Il codice babilonese di Hammurabi descrive e regolamenta nel 2.500 a.C. il commercio dell’olio tra Fenici e Cartaginesi. E si deve ai Fenici l’introduzione dell’ulivo in Egitto nello stesso periodo. È del secondo millennio a.C. un affresco della tomba del faraone Ramsete III che raffigura dei “vasi” per la custodia di preziosi unguenti destinati al regno dei morti. Anche nella tomba del faraone Tutankamen sono state scoperte raffigurazioni di foglie d’ulivo. Non a caso nella valle del Nilo, l’olio diventa un prodotto terapeutico fondamentale, è utilizzato nelle offerte agli dei e ai faraoni ed è un ingrediente base di balsami e preparazioni.
In Italia, dove era stato portato dai greci, l’ulivo fu coltivato dagli Etruschi a partire dal VII secolo a.C. In seguito i Romani ne organizzarono la distribuzione e il commercio attraverso l’arca olearia, una sorta di borsa dell’olio d’oliva, dove venivano stabiliti i prezzi e le quantità.

Mediterraneo, frantoio ipogeo
TRA RELIGIONE E MITO
Nell’Antico Testamento la pianta di ulivo viene citata circa 70 volte. È d’ulivo il ramoscello che la colomba porta a Noè annunciando la fine del diluvio. «Attese altri sette giorni e di nuovo fece uscire la colomba dall’arca e la colomba tornò a lui sul far della sera; ecco, essa aveva nel becco un ramoscello di ulivo» (Genesi). Secondo la tradizione ebraica dai semi portati da un angelo e posti tra le labbra di Abramo, sepolto sul monte Tabor, nacquero tre piante: un cipresso, un cedro e un ulivo. Nelle Sacre Scritture l’olio è prosperità, luce (serve a illuminare) e soprattutto benedizione divina. Il rito dell’unzione equivale alla consacrazione, è quella destinata ai re ai sacerdoti e ai profeti. Anche nel Vangelo l’ulivo e il suo frutto hanno un ruolo di primissimo piano, con dell’olio il buon Samaritano lenisce il dolore delle ferite, è nel Getsemani, l’orto degli ulivi, che troviamo un Gesù sofferente raccolto in preghiera. È significativo che Gesù sia l’Unto per antonomasia, in ebraico Messiah e in greco Xcristos, significa il re designato da Dio.

Mediterraneo, la Grecia e gli ulivi
L’ulivo non primeggia solo nei testi sacri, anche la mitologia e la letteratura greca sono intrise di riferimenti a questa straordinaria pianta. La leggenda più nota attribuisce alla dea Atena la nascita del primo ulivo, che sorse nell’Acropoli a protezione della città di Atene. Il mito narra che Atena e Poseidone volevano entrambi il regno dell’Attica, così si sfidarono pacificamente misurandosi nell’offrire il dono più bello al popolo ateniese. Poseidone colpendo il suolo col suo tridente fece nascere un meraviglioso cavallo, mentre Atena colpendo la roccia con la sua lancia fece spuntare dalle viscere della terra un nuovo albero: l’ulivo. Con i suoi frutti gli ateniesi potevano illuminare la notte, curare le ferite e nutrirsi. Zeus giudicò vincitrice la dea che divenne la divinità della città di Atene. Una corona di ulivo e un’ampolla d’olio veniva offerta agli ateniesi vincitori in battaglia mentre i romani incoronavano con ramoscelli intrecciati i cittadini più valorosi.
TURISMO DELL’OLIO
Oggi l’olio è un prodotto turistico al pari del vino. I territori che lo producono (Italia, Spagna e Grecia i maggiori produttori mondiali) sono mete di attrazione per chi desidera scoprire come avviene il processo di ottenimento dell’olio, dalla coltivazione al suo imbottigliamento. Il turismo oleicolo va a braccetto con quello gastronomico e si estende poi a quello etnografico, archeologico e culturale. Si parla a tal proposito di oleocultura proprio a evidenziare il legame strettissimo tra olio divenire storico di un territorio, al punto di ergerlo a patrimonio culturale. L’oro verde del Mediterraneo è inoltre alla base della Dieta Mediterranea, il cui valore è stato riconosciuto universalmente dall’UNESCO nel 2010 come Patrimonio Immateriale dell’umanità. Oggi sono numerose le proposte turistico-culturali dei Paesi del Mediterraneo incentrate sull’olio, si va dalla visita ai frantoi a quella agli olivi secolari fino agli oliveti ecologici, dalle sagre alle aree archeologiche, dalle oleoteche ai musei dedicati.