Viaggio inconsueto nella Venezia autentica
Una lunghissima, ideale, preziosa foglia d’oro attraversa Venezia:
Parte da lontano, da Bisanzio e poi si perde tra calli e campielli, si tuffa in laguna, si mostra nelle facciate degli antichi palazzi e nelle segrete cripte delle chiese.
L’oro di Venezia
Alla città di Venezia si addice il prezioso metallo e qui ci si potrebbe dilungare parecchio fino ad arrivare all’ambito Leone d’oro, prestigioso premio della Mostra del Cinema.
Ritroviamo nel lontano 1926 l’ultima famiglia che si dedica all’antico mestiere nello storico laboratorio artigianale.
Se ci si addentra per le strette calli del sestriere di Cannaregio si trova la casa di Tiziano Vecellio, maestro incontrastato del suo tempo, conteso da papi, principi e cardinali.
Non esiste in tutta Europa un laboratorio simile…solo nella Venezia Autentica.
I preziosi fogli vengono utilizzati in cosmesi, decorazioni artistiche e alimentazione, come testimonia la famosa ricetta di Gualtiero Marchesi Riso oro e zafferano.

Mosaici Basilica San Marco. Foto Laura Tonicello
Una parte dell’oro qui lavorato, non fa molta strada: si ferma sempre nel sestiere di Cannaregio.
Il Ghetto Ebraico della Venezia Autentica
Questa volta siamo a pochi passi dal Ghetto Ebraico, il primo al mondo.
Il termine deriva dal fuoco: prima dell’arrivo degli ebrei quella era zona di fonderie, i metalli subivano la gettata, il getto, che gli ebrei aschenaziti, arrivati a Venezia dalla Valle del Reno, pronunciavano con la ‘G’ dura, quindi ‘Ghetto’.
Ed è al di là di una piccola porta che si apre un mondo fatto ancora una volta di fuoco, di oro e di colori: con poche decine di minerali si possono ottenere migliaia di colori e sfumature diverse, segreti e ricette gelosamente custodite che fanno unico il mosaico che esce da questa fornace.
Le sorprese non sono finite, dietro una vecchia porta di legno si apre quella che il pittore veneziano Virgilio Guidi definì la biblioteca del colore: gialli assoluti, solari, verdi cristallini, rossi accesi o rosa pastello;
un incredibile rincorrersi di tonalità di migliaia di tavolette di vetro colorato che riposano sugli antichi scaffali in legno, intrisi del mistero e del fascino del passato, una meraviglia assoluta per gli occhi.

Esterno mosaici Basilica San Marco. Foto di Laura Tonicello
Attraversiamo il Canal Grande utilizzando la gondola per giungere nel sestriere di Santa Croce, in campo San Zan Degolà (San Giovanni Decollato).
Oltrepassiamo il ponte, una fondamenta e un campetto affacciato sul canale: qui da tre secoli la stessa famiglia realizza tessuti di altissima qualità.
I 25 telai ancora funzionanti risalgono al 1700 e vengono utilizzati per produrre gli stessi velluti soprarizzi che furono vanto della Serenissima.
Gli acquirenti non sono certo i frettolosi turisti che ogni giorno invadono la città.
i clienti sono la Casa Bianca, il Quirinale, il Cremlino.
Ma anche le grandi firme della moda da Roberta di Camerino negli anni 50, e poi Gucci, Prada, Dolce & Gabbana.
Il telaio va conosciuto e ascoltato, il lavoro non è automatico, qualsiasi suono diverso dal solito mette la tessitrice sul chi va là, significa che qualcosa non funziona ed è necessario intervenire subito, per non rovinare il lavoro di giorni.

Tetrarchi lato Basilica. Foto di Laura Tonicello
Una visita speciale
Siamo al tramonto, è ora dell’aperitivo, l’ora di un’ombra e un cicchetto.
Piazza San Marco, la sera è quasi deserta, i turisti stremati, non si vedono più in giro.
La Basilica domina la grande Piazza, splendida!
Non entriamo dalla porta principale, il custode ci apre, con le vecchie chiavi di bronzo, un ingresso laterale:
entriamo nel narcete, la volta dorata ci racconta le storie dell’Antico Testamento, con il naso all’insù ci prepariamo a godere dell’ingresso alla Grande Sala.
Gli occhi e lo spirito fanno fatica ad abituarsi a tanto splendore.
Solo per la nostra visita serale, prendiamo una ripida scaletta in marmo e scendiamo nella cripta.
Questa zona, normalmente chiusa al pubblico, è abbellita da 50 colonne di marmo greco e dove, nel 1811, furono ritrovati i resti di San Marco.
Un’ultima curiosità:
sul lato esterno della Basilica, verso l’ingresso a Palazzo Ducale, troviamo le statue dei misteriosi tetrarchi abbracciati fra di loro.
Scolpiti in durissimo porfido rosso vengono anch’essi dall’Oriente.
A Venezia però sono conosciuti come i quattro ladroni che, messi a guardia del tesoro di San Marco.
Si dice furono fulminati e pietrificati per aver tentano di profanare il sacro patrimonio.
A uno di essi manca un piede, chi volesse ritrovarlo deve recarsi al Museo Archeologico di Istanbul dove è custodito.
Foto in apertura: Piazza San Marco di Laura Tonicello.