Al viaggiatore in arrivo dalle fertili valli del Kashmir, Zanskar appare come un ambiente ostile con ben poco da offrire all’uomo: una distesa di montagne rocciose senza una valle al di sotto dei 3500 metri di quota, caratterizzata da estati aride ed inverni molto rigidi che toccano i -30°C. Tuttavia, così come l’essere umano è stato in grado di adattarsi a territori artici e desertici, allo stesso modo si è integrato in Zanskar, elaborando un complesso sistema di sussistenza su diversi livelli: sociale, agricolo e cosmologico.
Per alcuni è un posto dove soddisfare le proprie fantasie di avventura e caricare i brividi di adrenalina. Per altri è un’opportunità legata al turismo. Ma per gli abitanti è la terra nativa ed è una questione di sopravvivenza, un luogo culturalmente e religiosamente importante, che gli antenati hanno costruito con le proprie mani.
La regione di Zanskar si trova in Ladakh e costituisce la parte Trans-Himalayana più occidentale del Subcontinente Indiano ai confini con Kashmir, Pakistan e Cina. Come in ogni luogo del pianeta, anche qui natura, cultura e società sono interconnesse da sempre. Ingegneri, contadini, oracoli, astrologi, maestri buddhisti, signori delle acque e della musica, famiglie reali, donne socialmente impegnate, parlano tutti di una stretta relazione tra la comunità e l’ambiente. Qui si dice che le montagne siano dimore di esseri celestiali, i lha e che le sorgenti siano abitate dai lu, spiriti sotterranei che, se inquinati o feriti, potrebbero reagire generando catastrofi naturali o inviando malattie. Sebbene questi esseri sottili non siano visibili all’occhio umano, il paesaggio himalayano è costellato di lha-tho e lu-bang, piccoli santuari che ricordano la loro presenza. In agosto 2022, durante la sua permanenza in Ladakh, Sua Santità il Dalai Lama ha improvvisamente deciso di recarsi in Zanskar e, prima di cominciare i suoi consueti insegnamenti, ha espressamente manifestato l’immensa gioia di trovarsi in questa terra che tanto gli ricorda il suo amato Tibet e la gratitudine per il caloroso benvenuto da parte sia degli abitanti sia dei lha e lu di Zanskar.
La recente ricerca antropologica propone che la nostra comprensione della vita umana e non umana non debba essere basata sull’assunzione di un’unica ontologia, ma riconoscere la pluralità ontologica delle pratiche di creazione del mondo.
In questo senso le tradizioni himalayane hanno molto da offrire alle discipline nell’ambito del dibattito attuale riguardo all’Antropocene, un’epoca caratterizzata dall’annientamento di natura e cultura.
I ghiacciai e le cime innevate sono la linfa vitale di molte parti dell’Himalaya, poiché alimentano fiumi e torrenti delle valli. Sono venerati e associati alla fertilità e costituiscono una componente fondamentale di come viene percepito il paesaggio naturale. Ciò che è più in alto è associato al sacro e al puro, poiché questo è il regno degli dei, dove ebbero origine i primi re e dove si inerpicano spettacolari monasteri buddhisti. L’Himalaya è una delle regioni al mondo più vulnerabili al cambiamento climatico, un fenomeno che colpisce soprattutto i ghiacciai locali. In Ladakh l’acqua di disgelo è la principale fonte idrica e la regione riceve meno di 5 cm di pioggia e circa 7/8 cm di neve all’anno, in quanto le montagne impediscono l’ingresso del monsone. Gli agricoltori ladakhi, consapevoli del ritiro dei ghiacciai, sono perfettamente in grado di fornire conoscenze approfondite e risposte al tema del surriscaldamento globale. Si tratta della sopravvivenza di una cultura preziosa, che insegna il rispetto per ogni forma di vita: montagne, ghiacciai, fiumi, sorgenti, piante, rocce, animali. Zanskar è l’ultima Shangri-La, una fonte di ispirazione per il mondo intero.
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